Dedalo e Fabri Lignarii, tableaux vivants
Tableaux Vivants dall’iconografia di Dedalo e i Falegnami dell’antichità
Ad aprire la prima bottega di falegname fu Dedalo, il quale inventò anche la sega, l’ascia, il filo a piombo, la trivella, la colla, la colla di pesce
(Plinio, Naturalis Historia 7, 198)
messa in scena Teatri 35
di e con Antonella Parrella, Francesco Ottavio De Santis, Gaetano Coccia
e con Adriana Del Duca, Silvia Del Zingaro, Vittoria Rejna Negri, Lorenzo Pisto,
Luigi Cardone, Marco Guerriero, Maurizio Loffa, Francesca Murru, Eleonora Spano
visite guidate, passeggiate notturne, performance e videoproiezioni
in collaborazione con
PARCO ARCHEOLOGICO DI ERCOLANO e GRAF srl
i Venerdì di Ercolano
Anteprima riservata alla stampa il 20 luglio ore 20.30
guida d’eccezione il Direttore Francesco Sirano
Al Parco Archeologico di Ercolano tornano anche quest’anno “I Venerdì di Ercolano”, i percorsi notturni di visite guidate. L’edizione 2022 sarà dedicata al legno come materiale da costruzione, di arredo e agli altri oggetti lignei dell’antica città. Si tratta di uno degli aspetti che rende Ercolano unica in tutto il mondo, esempio di uno spaccato di vita quotidiana dell’epoca romana. Le esperienze serali offrono percorsi accompagnati al sito, arricchiti di proiezioni di luci, con immagini di reperti in legno, impreziositi da suggestivi “Tableaux Vivants”, della compagnia Teatri 35, che valorizzeranno questo percorso tra gli incanti della città antica.
Il nucleo artistico di Teatri 35, composto da Gaetano Coccia, Francesco Ottavio De Santis, Antonella Parrella, lavora insieme da 20 anni nel campo della sperimentazione teatrale. La compagnia sperimenta da anni sulla tecnica del tableau vivant.
Teatri 35 opera principalmente a Napoli dove ha sede un laboratorio permanente, ma da sempre porta i propri spettacoli nelle più importanti rassegne nazionali ed internazionali.
nota di regia Tableaux Vivants dall’iconografia di Dedalo e i Falegnami dell’antichità
La proposta artistica che Teatri 35 mette in scena con i suoi tableaux vivants per l’edizione 2022 del progetto i venerdì di Ercolano, in collaborazione con il Parco Archeologico di Ercolano e Craf srl, ha come tema il legno.
Secondo la tradizione romana,
l’arte della falegnameria sarebbe stata un’invenzione di Dedalo, il mitico primo artigiano, che avrebbe appreso le tecniche per lavorare il legno dalla dea Minerva, realizzando per prima cosa un tavolo ed uno sgabello; Dedalo avrebbe inoltre creato gli strumenti principali per tagliare, assemblare e misurare il materiale, quali l’ascia, la sega, il filo a piombo, il trapano e la colla. Per questo i falegnami romani avevano come divinità protettrice Minerva ed amavano far rappresentare la figura di Dedalo nelle proprie botteghe o anche su oggetti di uso personale, come mostra il famoso dipinto di Pompei (processione), rinvenuto in rispondenza di un’officina lignaria. Qui a spalla i fabri tignarii portano in processione un ferculum ornato di ghirlande e di imagines relative al loro mestiere: di esse la prima è Dedalo, ai cui piedi più che Icaro è forse da riconoscere il nipote Perdix; al centro sono poi raffigurati falegnami intenti al proprio lavoro sotto lo sguardo della dea, la cui figura s’intravede prima della frattura.
I falegnami si definivano fabri lignarii o, più genericamente, fabri;
la loro bottega era l’officina lignaria, di cui si conoscono alcuni esempi, molti dei quali a Pompei. Gli attrezzi del mestiere appaiono spesso raffigurati su bassorilievi di vario tipo e sono a volte citati anche dai testi letterari, mentre ne conosciamo scarse testimonianze materiali, provenienti da scavi archeologici, essendo il ferro ed il legno, di cui la maggior parte di essi era costituita, due materiali di difficile conservazione nel tempo. I principali strumenti utilizzati nella falegnameria di età romana erano ascia, sega, filo a piombo, trapano, colla, livella, compasso, martello, scalpello, pialla, lima, raspa, regula, linea e squadra. Il trapano (terebra) tradizionale aveva una punta liscia o a succhiello, mentre la punta elicoidale, molto più efficace, entrò a far parte dell’attrezzatura dei falegnami romani solo agli inizi del I seco- lo d.C. diffondendosi dalla Gallia, da cui il nome di terebra gallica.
La proposta si sviluppa su un dialogo costante tra l’iconografia legata al mito di Dedalo e quella legata al lavoro degli antichi artigiani del legno.
descrizione scene Tableaux Vivants dall’iconografia di Dedalo e i Falegnami dell’antichità
PRIMA SCENA
luogo:
Sala Finestrata della Casa dei Cervi
musica:
Georges Bizet – Les pêcheurs de perles: Au fond du temple saint
Luciano Pavarotti, Nicolai Ghiaurov, National Philharmonic Orchestra & Robin Stapleton
durata 5’25”
TABLEAUX VIVANTS rappresentati, ispirati al mito di Dedalo
primo tableau vivant Dedalo e Icaro a Zeugma, mosaico, Museo di Zeugma, Turchia.
A destra, Dedalo e Icaro costruiscono la vacca lignea per Pasifae, che è raffigurata seduta a sinistra.
Il mito narra che Poseidone inviò al re Minosse un toro bianco da sacrificare in suo nome. Il re di Creta si sottrasse a questa richiesta, considerando l’animale troppo bello, e ne sacrificò un altro. Per questo motivo Poseidone si vendicò facendo innamorare del toro Pasifae, la moglie di Minosse. La donna, diventata folle d’amore per l’animale, chiese aiuto a Dedalo, che costruì e le donò una finta vacca in cui entrare. Nascosta in essa, si accoppiò con il toro bianco e diede alla luce il Minotauro.
L’Antica Zeugma, fondata da Seleuco Nicatore, generale di Alessandro Magno, sulla riva destra dell’Eufrate (attuale Turchia), grazie alla sua posizione geografica al confine tra il mondo ellenistico e l’impero persiano (zeugma significa incrocio o ponte in greco antico), ha avuto un ruolo primario in epoca greca e romana, quando fu residenza di ufficiali e funzionari d’alto rango dell’Impero, che vi portarono le proprie influenze culturali e uno stile di vita sofisticato.
Tra il V ed il VI sec. fu governata da Bisanzio, ma, in seguito alle continue incursioni arabe, fu abbandonata.
Parte delle rovine dell’antica città sono andate perdute nel 2000, quando la zona più vicina al fiume è stata allagata in seguito alla costruzione di una diga sull’Eufrate. Nei mesi precedenti all’allagamento, fu creata una squadra multidisciplinare di archeologi, e avviata una gara contro il tempo per salvare quanto possibile dell’antica citta.
Nel corso di questa operazione di salvataggio fu scoperta una villa romana decorata con grandi mosaici a carattere mitologico, che vennero tutti recuperati prima che scomparissero irrimediabilmente sommersi dalle acque della diga.
Oggi si possono ammirare nel Museo dei Mosaici di Zeugma, dove stupiscono per l’ottimo stato di conservazione e per i bellissimi colori!
secondo tableau vivant Dedalo offre a Pasifae la vacca di legno, affresco, Casa dei Vettii, Pompei.
Gli affreschi dell’oecus (cioè una sala di ricevimento) della Casa dei Vettii a Pompei, sono tra i più famosi dell’antica città vesuviana per il loro stato di conservazione e per la completezza della scenografia architettonica sulle pareti.
La sala si apriva sul grande peristilio (infatti ha solo tre pareti) e consentiva di godere tanto degli affreschi, quanto del verde e dei giochi d’acqua del giardino.
Sulla parete di fronte, entrando, è raffigurato Dedalo nell’atto di presentare a Pasifae, moglie del re di Creta, la vacca di legno nella quale la regina di Creta si introdurrà per accoppiarsi con il toro bianco, dando così poi alla luce il Minotauro.
Nell’angolo di sinistra dell’affresco, la figura di un artigiano all’opera, forse, per intagliare o scolpire.
Fate anche attenzione alla mano del personaggio in secondo piano che indica la preziosa scultura!
terzo tableau vivant Pasifae che entra nel toro di Dedalo, affresco, Palazzo Te, Mantova, Giulio Romano, 1526ca. – 1528Ca.
Pasifae entra nella giovenca di legno costruita per lei da Dedalo, al fine di potersi congiungere con il toro raffigurato in basso a destra.
L’affresco si trova nella Sala di Psiche, una camera di rappresentanza per personaggi di prestigio, destinata a banchetti.
Le decorazioni mitologiche scelte per questa sala, vertono sul mito di Cupido e Psiche, tratto dalle Metamorfosi di Apuleio, e su altri miti, come la scena dedicata a Pasifae, l’espulsione di Adone dalla camera di Venere, Bacco consola Arianna, Giove sottoforma di gigante abbraccia Olimpia, piuttosto rari nell’arte rinascimentale. Probabilmente queste immagini sono accomunate dalla celebrazione delle relazioni extraconiugali: Pasifae preferisce un toro a Minosse, e Olimpia Giove al marito Filippo. Nella sala si narra di amori contrastati, clandestini, tragici, non corrisposti, un mondo orgiastico, forse desiderato dal committente, ma relegato alle pareti.
SECONDA SCENA
luogo:
Tablinum della Casa del Salone Nero
musica:
Gottfried Huppertz – Metropolis, colonna sonora: Maschinenhalle – Moloch
Frank Strobel & Rundfunk-Sinfonieorchester Berlin
durata 5’19”
TABLEAUX VIVANTS rappresentati, ispiratil all’iconografia dei Fabri Lignarii, i falegnami dell’antichità
primo tableau vivant Colonna Traiana. Riproduzione in gesso. Roma, Museo della Civiltà Romana.
Particolare che rappresenta una scena di raccolta di legna da parte dei soldati. Il bassorilievo mostra vari momenti di questa attività, dall’abbattimento dell’albero a diversi tipi di trasporto della legna. Gli attrezzi che dovevano trovarsi in mano ai personaggi (i cui gesti fanno intuire, ad esempio, l’uso di un’accetta) erano modellati in bronzo e sono stati trafugati dal monumento nei secoli passati.
secondo tableau vivant Processione dei falegnami. Insegna di officina lignaria con processione di falegnami (I sec. d.C.), Pompei VI 7, 8.12 Bottega del Profumiere, pilastro di ingresso alla bottega n. 8. Napoli, Museo Archeologico Nazionale, inv. 8991. Pittura murale. Misure: 73 x 80,5 cm
Si tratta di una testimonianza preziosissima, poiché è una della pochissime rappresentazioni di una processione religiosa di lavoratori romani. Vi si vedono, infatti, i magistri della professione, indicati dal bastone che recano in mano, portare a spalla una portantina ornata di ghirlande e di imagines relative al loro mestiere. Di esse, la prima a destra rappresenta Dedalo che ha ucciso il nipote colpendolo in testa con il compasso da lui inventato; le altre due sono raffigurazioni di falegnami al lavoro.
Nell’affresco vengono rappresentati quattro uomini, poggiandosi ad un bastone, trasportano un’edicola. All’interno ci sono alcuni personaggi: un uomo stante di fronte ad un cadavere, vestito con una corta tunica, tiene la mano sinistra al mento. Al centro due operai intenti a segare un asse di legno mentre un terzo, sulla sinistra, trasporta altre due assi. Dietro quest’ultimo si intravedono i resti di una grande figura con uno scudo appoggiato a terra.
Nell’VIII libro delle Metamorfosi, Ovidio racconta la storia di Pernice, ucciso da Dedalo perché geloso delle qualità di costruttore del giovane. Dedalo sarebbe stato qui ritratto nel momento in cui osserva il cadavere di Pernice, da lui ucciso. L’affresco era l’insegna che ornava uno dei pilastri di ingresso di una Officina lignaria.
Le immagini di riferimento si trovano al seguente link:
https://www.flickr.com/gp/teatri35/w5h7Tn72AR
Scarica la scheda artistica in formato .pdf